Il Quantitative Easing, definito alleggerimento o allentamento quantitativo , è uno strumento che rientra nel complesso delle politiche monetarie adottate da una Banca Centrale. Si intende il metodo grazie al quale una banca centrale crea moneta e la inietta nel sistema economico finanziario attraverso operazioni di mercato aperto. Attuando tale piano di “allentamento quantitativo”, le banche centrali si pongono quali acquirenti di beni (generalmente si tratta di azioni e titoli di stato), al fine specifico di incentivare la crescita economica.
Questa misura è tra le politiche più importanti adottate dalla BCE soprattutto nei periodi di crisi, come ad esempio quello dell’ultimo decennio. Attraverso l’avvio di un ampio programma di espansione quantitativa della moneta e acquisto titoli, il tentativo è quello di riportare il livello dell’inflazione al 2%, necessaria per liberare spazio nell’attivo delle banche affinché possano erogare credito. Al fine di favorire tale prospettiva il Bollettino Economico pubblicato dalla BCE scrive che: la misura del QE continuerà “sino alla fine di dicembre 2017 o anche oltre se necessario”.
Nell’aspetto quantitativo c’è la chiave degli effetti che una manovra del genere può avere sull’economia: maggiore è la quantità di danaro che si immette con questa operazione, maggiore è la facilitazione quantitativa.
L’azione comporta una serie di effetti:
Un canale di trasmissione è quello che passa attraverso la valuta,
che si deprezza data l’iniezione di una certa quantità di danaro , appositamente creato nel sistema economico. L’aumento di offerta di moneta in circolazione crea l’inflazione, che è uno degli obiettivi fondamentali per cui si implementa il QE. Moneta debole e un minimo di inflazione insieme, hanno effetti benefici sull’ economia reale, favorendo così anche l’occupazione.
Inoltre il prezzo dei titoli sale (perché c’è più domanda) e il loro rendimento, cioè il tasso di interesse che ogni Stato paga per finanziare il proprio debito, scende. Questo è avvenuto già per gli stati dell’eurozona portando molti titoli pubblici, a partire da quelli tedeschi, addirittura a rendimenti negativi.
A loro volta, i bassi tassi d’interesse sui titoli pubblici fanno calare anche il rendimento delle altre obbligazioni (quelle di banche e aziende), comportando la diminuzione di tutti i tassi, compresi quelli a cui sono indicizzati i mutui.
L’effetto congiunto della riduzione dei tassi sui mutui e dell’aumento della liquidità sui mercati è un aumento del valore delle attività finanziarie e reali, comprese le case. Di conseguenza, i proprietari immobiliari (80% delle famiglie italiane) e coloro che investono in azioni o obbligazioni societarie si ritrovano con più redditività e dovrebbero essere indotti a spendere di più.
Le banche, nonostante i criteri restrittivi anti-default fissati da Basilea3, dovrebbero aver ripreso ad erogare credito a famiglie ed imprese,dato il mantenimento basso dei tassi d’interesse, cosi da favorire la crescita economica e far si che il beneficio del QE sia realizzato.
Alessandra De Vita
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